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Coordinamento Regionale Donne SLP a Foggia

martedì 27 novembre 2007

 

Coordinamento Regionale Donne SLP a Foggia, parla la responsabile nazionale Caterina Gaggio

Si è svolta a Foggia la riunione regionale del Coordinamento Donne della SLP Cisl di Puglia, alla presenza della Responsabile Nazionale, Caterina Gaggio. L’importante appuntamento si è tenuto alla presenza di numerose delegate, provenienti dai diversi territori provinciali, che hanno ascoltato ed interagito con gli interventi di: Pasquale Cataneo, segretario organizzativo della UST Cisl; Antonio Lepore, segretario generale territoriale SLP; Nicola Oresta, segretario generale regionale SLP; Maria Menolascina, responsabile regionale Comitato Pari Opportunità SLP; Anna Maria De Caro, responsabile Coordinamento Donne Cisl di Foggia.
Cislfoggia.it ha intervistato la Responsabile Nazionale del Coordinamento Donne SLP Cisl.
Qual è il senso di quest’appuntamento del Coordinamento delle Donne della SLP Cisl che si è svolto a Foggia?
"La nostra organizzazione in previsione dell’elezioni RSU e per dare seguito ad un’attività molto forte, che sta facendo per le donne in un’azienda costituita in gran parte da donne, ha deciso che i coordinamenti nazionali scendano sui territori, sulle Regioni, a parlare alle donne. L’obiettivo è raccontare la nostra esperienza, i risultati ottenuti nella contrattazione aziendale, quelli del comitato pari opportunità aziendale ed il percorso delle donne fatto per le donne che lavorano in Poste Italiane. Il senso è far conoscere questo percorso dei coordinamenti ed i risultati conseguiti per convincerle a partecipare ed a farsi eleggere nelle RSU".
Quali sono i risultati ottenuti?
"Prima di tutto, devo dire che lo statuto della SLP è l’unico, con quello delle pensionate, che prevede la costituzione dei coordinamenti a tutti i livelli. Abbiamo una rete di donne che parte dal nazionale, con la responsabile nazionale, per arrivare sui territori, dove per statuto c’è una responsabile di un gruppo di donne per ogni territorio. E’ un fortissimo strumento di lavoro perché in qualunque momento noi possiamo avere referenti sul territorio. Purtroppo l’attività dei coordinamenti non è uniforme: alcuni territori lavorano di più altri lavorano di meno. Tra i risultati ottenuti c’è stato quello di partecipare alla commissione contrattuale, di essere nel comitato pari opportunità - come sindacato di maggioranza e quindi con un peso di rilievo rispetto alle decisioni che si assumono - di aver partecipato a tutta la contrattazione, che si è fatta in azienda, e di avere istituito una rete anche amicale con queste donne. Io vedo con piacere delle “amiche” ogni volta che ci incontriamo. Non è poco per una donna che continua ad aver bisogno di sostegno in un’organizzazione prettamente maschile".
Qual è la condizione delle donne che lavorano nelle Poste dal punto di vista della conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro?
"Dipende, Poste Italiane è un’azienda complessa. Gli staff, cioè coloro che lavorano nelle filiali, sicuramente hanno una maggiore possibilità di conciliazione e flessibilità d’orari. Cose che le donne impiegate agli sportelli non hanno, perché alle 8,20 apre lo sportello e devono essere tutte là. Anche i part time sono arrivati, più numerosi al nord che al sud. Poi ci sono le donne che lavorano nei CMP, nella produzione, quindi con turni di 24 ore. In questi casi, l’impegno dell’azienda dovrà essere forte, per portare le pari opportunità non solo dov’è facile ma anche dove è difficile".
Come ha trovato la realtà pugliese?
"Per quanto riguarda la mia categoria, ho trovato grande vivacità. Abbiamo una grande coordinatrice, un’ottima rappresentante del Comitato Pari Opportunità regionale. Credo che sia una Regione che può esprimere buone risorse".
Dal punto di vista generale della partecipazione delle donne alla vita politica e sindacale, il nostro Paese è pronto per superare una stagione in cui è necessario avere le “quote rosa” per garantire la presenza femminile all’interno degli organismi di partecipazione democratica?
"Attualmente no. C’è ancora bisogno della quota per dare l’opportunità a chi è indietro di avere qualcosa per diritto sancito. Certo, le quote non sono l’ergastolo. Quando si arriverà ad una quasi parità non ce ne sarà più bisogno. Poi dipenderà davvero dalle donne l’esserci. In questo momento però toglierle significherebbe danneggiare la partecipazione delle donne".
E’ ancora lungo il cammino verso il raggiungimento effettivo delle pari opportunità per le donne italiane?
"No, nell’aria c’è una diversità culturale. Sono anni che m’impegno in questo campo e sento proprio che il clima è maturo per riconoscere i diritti, la partecipazione, la rappresentanza delle donne. Tra l’altro, tra un po’ noi donne saremo anche superate perché ci saranno altri diritti di rappresentanza da tutelare. Ad esempio quelli per etnia o per religione. La rappresentanza delle donne sarà un ex problema. Speriamo". p.c.
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