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RIFLESSIONI SUL NATALE

domenica 9 dicembre 2007

 

Riflessione sul Natale.... Vorrei provare a dire qualcosa

Siamo nel periodo natalizio e come ogni anno si sta facendo un gran rumore: televisione, radio, giornali... tutti ormai da un mese ne parlano. Nelle famiglie c’è gran movimento: bisogna predisporre il pranzo di Natale, l’albero, i regali, il veglione di Capodanno, il presepe.........; le vetrine dei negozi sono allestite in vista dell’evento con idee regalo di ogni genere e le vie della città illuminano le nostre passeggiate al punto da abbagliarci!....chi, come me, ha vissuto il Natale per tanti decenni e lo vive ancora oggi da credente non è facile accettare le derive cui accennavo sopra: non certo per la nostalgia di un passato che non ritorna, ma per la frustrazione del desiderio di un Natale autentico, vissuto seriamente, come mistero della fede che prende corpo in una realtà umanissima.

Non posso non ricordare cos’era il Natale nella mia infanzia: una festa che quando si profilava all’orizzonte era attesa non tanto per i regali, ma per quell’aria di autenticità che portava con sé. Nell’imminenza del Natale, si misurava, infatti, la qualità dei rapporti con gli altri: amicizia o discordia, solidarietà o rottura tra parenti, con i vicini...., ritornavano con insistenza le frasi: “Tornate ad andare d’accordo, fate pace, lasciate da parte i rancori, riallacciate i contatti…”; impresa non certo facile, né si poteva pretendere che, automaticamente, il Natale portasse pace e dialogo, eppure quella festa era sentita come un’opportunità preziosa per riflettere sui rapporti umani quotidiani, sull’amicizia o sull’indifferenza o l’ostilità verso gli altri. Natale, capodanno, l’Epifania erano anche tra le rare occasioni di festa collettiva nei paesi: nonostante il freddo ci si attardava per strada a scambiarsi auguri, si stava insieme attorno alla tavola, chi lavorava lontano ritornava al paese, si approfittava dell’atmosfera per dissipare malintesi, per chiedere scusa senza sentirsi umiliati. E poi tutti in chiesa per la messa di mezzanotte. Quella notte anche gli uomini entravano in chiesa fin dall’inizio delle funzioni, non restavano fuori a chiacchierare per comparire solo dopo la predica – perché tanto la messa “valeva” se la si “prendeva” dal Credo in poi… No, quella notte tutti entravano subito per vedere quel “Bambino” sulla paglia, e non solo per il freddo e il buio: un semplice presepe, qualche candela accesa in più, due nastri colorati bastavano a evocare la bontà umana del Natale.

Certo, Natale era innanzitutto la festa di chi si diceva cristiano, più o meno convinto, ma per tutti era il tempo della pace, della concordia, dell’amicizia ritrovata o da ritrovare. Questo era il grande desiderio.

Il Natale era la festa della famiglia e delle cose semplici ma importanti: stare insieme, aiutare i poveri, pregare uniti, ascoltare gli zampognari che suonano la “novena” casa per casa. Spesso, invece, il Natale diventa una corsa agli acquisti e si fa a gara a chi ne compera di più. Qualcuno afferma che questa è la festa dei commercianti che, in questo periodo, fanno grossi guadagni.

Anche la televisione, con la pubblicità, fa vedere il Natale come una festa di cose da comprare e da consumare.

E allora è giusto domandarci: Dobbiamo lasciarci davvero coinvolgere da tutto questo frastuono? Così, purtroppo, vediamo alcuni aspetti esteriori del Natale ostentati come stemma, simbolo, emblema da opporre a quanti sono diversi per cultura o religione, così assistiamo al grottesco agitarsi di persone che rifiutano concretamente a qualsiasi coppia di immigrati una semplice mangiatoia, per poi brandire metaforicamente le figure del presepe come corpi contundenti contro i poveri e gli stranieri che in quelle statuine sono raffigurati

Sono molto rare le azioni completamente gratuite della nostra vita, quelle, per intenderci, che facciamo senza aspettarci dagli altri alcuna forma di riconoscenza. Chi può realmente dire di amare in modo incondizionato, senza aspettarsi il contraccambio od ottenere una qualche gratificazione personale od una qualsiasi forma di reciprocità? Eppure Natale conserva intatti i suoi valori e le sue valenze, sia quelli più strettamente legati al mistero della fede, sia quelli maggiormente in sintonia con un ambiente socio-culturale che sta sì scomparendo dai nostri orizzonti, ma che ha dalla sua una grande forza evocatrice.

Proprio per questo Natale è anche la festa di quanti, anche senza riconoscere in quel figlio di un’umile coppia di Nazaret il figlio di Dio, perseguono vie di pace, di riconciliazione, di perdono per vivere insieme nella solidarietà e rendere così questo mondo migliore e più abitabile. “Uomini di buona volontà” sono quelli che non si abituano al male della guerra, del terrore, della violenza, quelli che non accettano di vedere nell’altro, nel diverso un nemico, quelli che non si sottraggono alle esigenze dell’amore e della comunione, quelli che senza ostentazione sanno perdonare e vorrebbero che il perdono non fosse solo una disposizione personale, ma diventasse anche una prassi collettiva, politica.

Non vi chiedo di salvare 500 bambini africani dal morire di fame e malattie se avete uno stipendio che basta appena a sostenere la vostra famiglia. Un sorriso, una stretta di mano, una telefonata, una breve visita....vi costano soltanto un po’ di tempo, di disponibilità e di pazienza.

Sì, a Natale stringiamoci attorno a questi uomini e a queste donne di pace: ci scopriremo tutti più vicini tra noi e i cristiani vedranno il volto del loro Dio che si è fatto vicino all’umanità che ama.

Con questo spero che questo NATALE scaldi i vostri cuori con la gioia di dare: auguri a tutti Voi!!!

Con affetto

Antonio Lepore


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