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CONSULENTI E CORONAVIRUS

lunedì 27 aprile 2020

 

Gentilissimi,

consapevoli che la ripartenza commerciale è necessaria e imminente, e, apprezzando le attività datoriali messe in campo per arginare i rischi di contagio, ci preme sottolineare alcuni aspetti collegati ai servizi che si svolgono in sala consulenza.

In premessa, abbiamo imparato che in questo periodo la cautela è d’obbligo e che quando sembra di aver fatto la cosa giusta, questa diventa insufficiente, per cui forse è meglio esagerare per prevenire e proteggere.

Ci viene in mente il caso delle mascherine allor quando tanti, anche noi, le reclamavano, ma ci dicevano che non erano indispensabili. Oggi a tutti coloro che le ritenevano necessarie, bisognerebbe chiedere scusa, perché nell’ultima conferenza stampa di ieri (26/04/2020) del Presidente del Consiglio Conte, nell’intervista successiva al Commissario Straordinario Ardito e dello Scienziato nonché Virologo Burioni si apprende che è auspicabile utilizzarla anche in famiglia, e che gli italiani ormai già lo sanno, per cui non è necessario legiferare qualcosa che di fatto è già una consuetudine acquisita.

E’ stata aggiunta nell’occasione un’ulteriore indicazione che consiglia di mantenere sempre una distanza minima di due metri, tuttavia ci limitiamo a fare alcune osservazioni su quella che è la prescrizione di un metro.

Riprendendo il tema iniziale osserviamo che si è deciso di proteggere i consulenti con l’adozione di una struttura in plexiglass poggiata sul tavolo che dovrebbe aiutare ad evitare possibilmente il contagio, purtroppo osserviamo che non basta.

A nostro avviso, in tante, troppe situazioni non vengono rispettate distanze e gli standard di sicurezza.

Le cause sono molteplici, a partire dalle dimensioni in cui anche solo la presenza del consulente e del cliente con la porta chiusa per mantenere la privacy dello stesso, rende l’ambiente poco sano perché questa soluzione a nostro avviso non rispetta le norme di sicurezza, anzi è più pericolosa sia per l'operatore che per il cliente.

Quella appena descritta è l’ipotesi più semplice da prevedere. Ma approfondiamo l’attività che si mette in atto quando si eroga un servizio. Ci viene in mente l’apertura di un conto corrente, non è rara anzi e la regola, che l’apertura di un rapporto sia cointestato talvolta è necessario aggiungere un delegato e in sala di colpo, sempre lo stesso ambiente, viene frequentato per non meno di trenta minuti se tutti sono già censiti, da tre/quattro persone. E poi a turno prima uno poi l’altro per tante volte devono firmare per poi alla fine farsi largo, fra le sedie e l’intreccio di gambe e forse i bastoni, per andare a prendere le carte postamat e in ultimo rifare lo stesso tragitto per prendere i codici pin da consegnare.

E se dobbiamo istruire la pratica di un prestito? Lo scenario presenta anche in questo caso più soggetti, il richiedente e il delegato, oppure il richiedente e l’interessato ma anche marito moglie e figli e perché no anche il cane.

E’ se lo scenario diventa un investimento? C’è sempre almeno l’interessato e l’accompagnatore che sa tutto insieme a non meno di un erede.

Abbiamo tutti imparato che il Coronavirus si propaga da persona a persona tramite droplets, cioè microgoccioline che si diffondono a circa uno, due metri di distanza e restano in sospensione nell'ambiente di lavoro. Tanto più l'ambiente è piccolo quanto più alta è la densità di queste particelle infettanti. Il Work Flow del nostro lavoro prevede purtroppo di doversi alzare e passare molto vicino al cliente magari più volte. Di solito le persone vedendo una barriera si sentono sicure e rimuovono le precauzioni, quindi a infettarsi diventa estremamente più probabile.

L’ottimo è dividere divida l'ambiente in due spazi e creare una barriera reale come si è deciso di fare con gli sportelli per far sì che l'operatore non debba mai entrare in contatto col cliente.

A noi, a onore del vero, ci sembra, quella adottata, una soluzione che non ha tenuto conto del tipo di lavoro e dell’ambiente in cui si svolge l’attività, e che serva soltanto a buttar fumo negli occhi per riprendere il più presto possibile la produzione.

Noi chiediamo che le cose si debbano fare per bene, qui è in gioco la salute di tanti operatori!

Cordiali saluti
RLS VINCENZO PIPOLI



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