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DA QUALCHE TEMPO C'E' IN POSTE UN SINDACATO DI …

giovedì 24 luglio 2008

 

DILETTANTI ALLO SBARAGLIO…

Ovvero quando un glorioso Sindacato perde di vista il suo ruolo e diventa dannoso per la causa dei lavoratori

Da qualche tempo c’è un Sindacato - in Poste minoritario - che, in evidente stato confusionale, trascorre il suo tempo più a sostenere le (insostenibili) posizioni aziendali (sic!) ed a polemizzare con la CISL che a svolgere bene il proprio ruolo.

Ci dispiace leggere, su siti e volantini, varie e dilettantesche discettazioni sui mirabili accordi sottoscritti in materia di organici e uffici postali, sul bilancio dell’Azienda, sulla democrazia sindacale…. e chi più ne ha più ne metta.

I risultati di questa nefasta azione sono sotto gli occhi di tutti: il Sindacato è diviso, e quindi più debole, di fronte alla controparte mentre l’Azienda imperversa con la sua politica arrogante ed ha terreno facile per mettere in atto i propri intendimenti.

I guasti che sta causando l’accordo del 12 giugno sugli organici (il peggior accordo mai sottoscritto in Poste) sono sotto gli occhi di tutti: dopo che l’Azienda con un abile abracadabra ha incantato i firmatari (convincendoli a tagliare 2100 posti di lavoro condannando un settore strategico all’inefficienza in cambio di nulla – la presunta contropartita per i lavoratori è infatti inesistente, i pochi soldi per la sicurezza erano già nel budget 2008 da vari mesi e la formazione se la sono già pagata i lavoratori stessi attraverso una trattenuta sullo stipendio), adesso dovremo gestire gli esuberi (si avete capito bene, gli esuberi) e la conseguente probabile mobilità forzosa.

E mentre la verifica territoriale è fatta di quattro prospetti quattro senza la possibilità di entrare nel merito di nulla, le condizioni dei lavoratori sono sempre più difficili.

A proposito di verifiche territoriali: ci raccontano (si, ci raccontano perché i coraggiosi hanno chiesto tavoli separati…) di facce stralunate da parte dei firmatari alla comunicazione aziendale degli esuberi (per ora oltre 170 in Veneto e 96 in Trentino).

La verità vera è che i nostri, dilettanti allo sbaraglio, non hanno ben capito che cosa stavano firmando il 12 giugno.

Prova ne è che in un comunicato congiunto con altra sigla sindacale i nostri definiscono gli esuberi del Trentino “una differenza di 96 unità disponibili oltre il fabbisogno scaturente dalla mera applicazione matematica del modello generale”.

Infine non bisogna tacere su un ulteriore grave danno ai lavoratori che deriva dalla politica dilettantesca dei nostri; il giochetto dei tavoli separati (ben supportato dall’Azienda, ovviamente per proprio tornaconto) impedisce infatti alle RSU di partecipare al tavolo regionale. Di fatto non c’è più contrattazione.

Per quanto riguarda l’andamento generale dell’Azienda si facciano dare, i nostri, i dati reali sull’andamento della produzione e dei ricavi nel primo semestre 2008: ne rimarranno scioccati.

Sulla democrazia sindacale i nostri, oltre che dilettanti, sono anche smemorati: dicono infatti che avremmo dovuto sottoporre al vaglio dei lavoratori il CCNL del 2007 e l’accordo del 15 settembre 2006.

In realtà questi due importanti accordi sono stati oggetto di consultazione unitaria ed i relativi verbali di tutte (proprio tutte) le assemblee sono disponibili per la visione presso la nostra sede sindacale.

Vedremo cosa diranno ancora dopo il Referendum che smentirà platealmente quello che i nostri, insieme ad altri due Sindacati minoritari, hanno sottoscritto.

Tra qualche giorno si consumerà, probabilmente, l’ennesimo strappo nel nostro mondo sindacale; la trattativa sul premio di risultato si annuncia infatti assai tesa e difficile.

Anche qui i nostri, per troppo coraggio, chiedono tavoli separati; hanno evidentemente timore di confrontarsi sul merito dei problemi e preferiscono un’ovattata stanza aziendale nella quale, senza contraddittorio, se la cantano e se la suonano.

Lo stato confusionale dei nostri su questo argomento ha raggiunto livelli inverosimili: fanno l’Azienda (sic!) e bollano loro (invece che Poste) come esose le richieste economiche degli altri sindacati; ed anche su questo aspetto vedremo come la pensano i lavoratori.

Non hanno ben presente, i nostri, alcune fondamentali verità.

In primo luogo il ritardo con cui l’Azienda sta avviando la trattativa è con ogni probabilità una strategia studiata a tavolino per poi mettere fretta al tavolo negli ultimi giorni con la vecchia storiella “firmate altrimenti non si paga la trance di settembre”, bere o affogare….per un piatto di lenticchie.

In secondo luogo offrire all’Azienda su un vassoio d’argento un tavolo minoritario (qualcuno lo definisce già di comodo) su una materia così importante, condanna l’eventuale accordo che il tavolo stesso dovesse partorire alla bocciatura da parte dei lavoratori.

Infatti i nostri, dilettanti allo sbaraglio, dimenticano che il premio di risultato è una parte del sistema contrattuale definito dal Protocollo del 23 luglio 1993, cui il nostro CCNL si richiama.

Ogni accordo in materia, anzi ogni ipotesi di accordo, va poi sottoposta al vaglio dei lavoratori e tra i lavoratori di Poste il peso delle varie organizzazioni sindacali non è esattamente lo stesso.

Questo sacrosanto principio lo afferma, tra l’altro, anche l’accordo interconfederale sulle linee di riforma del modello contrattuale sottoscritto lo scorso mese di maggio tra CGIL CISL e UIL.

A meno che i nostri…..


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