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EDITORIALE

lunedì 4 agosto 2008

 

UN SINDACATO DEI GIOVANI, PER I GIOVANI.

E’ di questi giorni il nuovo accordo sui ricorsisti e su di esso c'è un mare di speculazione da parte di alcune sigle sindacali che ovviamente forse aspettavano solo l’occasione per buttare fango sul nostro operato. Ma l’occasione è propizia anche per dare alcuni spunti di riflessione sulla precarietà giovanile anche perché c'è chi ci campa con il disagio giovanile. I giovani continuano a pagare il prezzo più alto della cattiva flessibilità. Il sindacato, essendo la più alta forma di rappresentanza dei lavoratori, deve aumentare la sua sensibilità verso i giovani. Il sindacato, è evidente, oggi non è in grado di rispondere alle esigenze dei giovani. Le nuove generazioni subiscono una discriminazione che si consuma in primo luogo sul lavoro. La busta paga dei single dal 1996 nel resto d'Europa, a parità di prestazione lavorativa e a parità di tipologia professionale, ha subìto incrementi che vanno da un massimo del 31,5% in Irlanda ad un minimo dell'8,2% in Austria. In Italia l'incremento per le buste paghe è stato pressoché nullo, pari allo 0,2%.

Il salario dei lavoratori dipendenti più giovani si è ridotto negli anni Novanta rispetto a quello dei lavoratori più anziani. In particolare, il calo del salario d'ingresso non è stato controbilanciato da una carriera e, quindi, una crescita delle retribuzioni più rapida. La perdita di reddito nel confronto con le generazioni precedenti risulta dunque in larga parte permanente. Il 27% dei giovani under 35 e il 20% delle giovani coppie sono indigenti (sotto la soglia di povertà). Come se non bastasse a «esacerbare» il gap generazionale esistente fra padri e figli sono state poi le riforme del sistema previdenziale. L'approccio ideologico del sindacato ha prodotto un mercato del lavoro diviso in due: ipergarantiti e iperflessibili. I diritti dei figli si possono allineare con quelli dei padri solo eliminando l'attuale dualismo del mercato del lavoro, diviso tra garantiti, già occupati e sindacalizzati, e nuove generazioni a rischio di emarginazione sociale. A questo va aggiunto che i salari d'ingresso sono sempre più magri e i giovani nei primi anni di lavoro sono costretti ad accettare retribuzioni che difficilmente superano i mille euro mensili senza alcuna prospettiva di carriera. Le retribuzioni inoltre non sono quasi mai agganciate ai contratti di categoria.

Di fronte a queste ingiustizie il sindacato deve necessariamente far camminare le idee nel mentre la politica etichetta i giovani come dei «bamboccioni». Solo il coraggio dei giovani, dovuto anche dalla necessità di migliorare la qualità della propria vita, può spingere verso la modernizzazione, ma occorre essere presenti ai tavoli giusti e con le idee giuste Servono scelte in grado di abbandonare l'approccio ideologico attraverso una nuova cultura del lavoro. Il lavoro è un percorso verso la libertà, e i giovani, in questo mercato del lavoro, sono meno liberi. Serve perciò un sindacato fatto di giovani e che agisca soprattutto per i giovani.

La Cisl, che ha sempre dedicato alle fasce più vulnerabili (e i giovani sono tra queste) un’attenzione particolare è chiamata ad un maggiore ascolto ed un maggiore spazio. Ma realtà come il precariato o la scarsa corrispondenza tra gli studi fatti e il ruolo che si riesce a conseguire nel mondo professionale dicono che si deve fare di più. Anche il Papa si è fatto interprete del disagio dei giovani nei confronti dell'occupazione sottolineando come se da una parte il progresso ha suscitato nuove speranze nei giovani, dall’altra hanno spesso creato in loro forme preoccupanti di emarginazione e di sfruttamento, con crescenti situazioni di disagio personale.

La domanda che mi pongo e che il sindacalista si deve porre è: quanto spazio e quanto ascolto, nonostante la sua sensibilità sociale, la Cisl dà ai giovani? Sono d’accordo con Baratta quando dice che “i giovani hanno molto tempo per capire come funziona il mondo, noi ne abbiamo poco per capire loro. Per questo dobbiamo fare uno sforzo in più. sta dunque nell'aprirsi a un contraddittorio nel quale i giovani abbiano la possibilità di esprimersi”. E' un compito che il sindacato può e deve svolgere e che svolge, confezionando soluzioni non sempre adeguate. Buone Vacanze!!!!


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