
di Daniele Martini
Perché le
Poste hanno comprato cinque aerei e non li
utilizzano? Perché hanno messo su una compagnia
aerea, la Mistral, con tanto di amministratore,
presidente, consiglio e un centinaio di dipendenti,
lasciando poi che le lettere venissero trasportate
quasi esclusivamente dalla Air One e dall’Alitalia?
Perché alla sua azienda dei voli, la casa madre
postale guidata da Massimo Sarmi ha riservato solo
le briciole della corrispondenza con un volo da
Fiumicino per Cagliari e Alghero, che oltretutto è
uno dei meno redditizi di tutto quel business?
Perché quando si è trattato di affidare la gestione
del trasporto aereo delle lettere le Poste hanno
invitato alla gara diverse aziende, ma non la
compagnia di cui sono proprietarie? Perché, per non
morire di noia, l’amministratore della Mistral,
Valerio Vaglio, e il presidente, Francesco Pizzo, si
sono dovuti riciclare come trasportatori di fedeli
in mezzo mondo, da Lourdes a Czestochowa, al Sinai,
stipulando un accordo con l’Opera pellegrinaggi del
Vaticano? E, infine, perché se le Poste italiane, a
differenza di quelle di altri paesi, a cominciare
dalla Francia, non sanno proprio che farsene di una
compagnia aerea, non la vendono al miglior
offerente?
Si potrebbe continuare con le domande, perché la
Mistral è la compagnia aerea più singolare del
mondo. Sulla carta è attiva dal 2002, quando fu
acquistata dalla olandese Tnt per decisione
dell’allora amministratore del gruppo postale,
Corrado Passera, al prezzo di circa 10 milioni di
euro. In realtà non ha mai funzionato come avrebbe
potuto.
Nel progetto di Passera l’acquisizione di una
compagnia aerea avrebbe dovuto essere l’anello di
una nuova rete postale basata su decine di centri di
smistamento della corrispondenza collegati a un
sistema di aeroporti medi e minori serviti, appunto,
dai jet. Dopo poco, però, Passera lasciò le Poste e
il suo successore l’idea della Mistral non l’ha mai
digerita e ha lasciato la compagnia come in un
limbo. In queste condizioni si trova ancora, a 6
anni di distanza.
Di fronte a un utilizzo così anomalo, nel frattempo
alla porta dell’amministratore del gruppo postale si
sono fatti avanti diversi potenziali compratori: da
una società aerea che ha in appalto l’opera di
spegnimento degli incendi a un imprenditore
torinese, a una banca popolare del Nord. Ora sta
bussando un gruppo romano che ha già inviato a Sarmi
un bel pacchetto di lettere, senza ottenere
risposta, però.
Al momento la compagnia delle Poste ha cinque aerei,
velivoli belli e grandi, non “aeroplanini” di serie
B: tre 737 della Boeing e due Bae 146 della British
Aerospace.
Questi ultimi volano ancora con la livrea arancione
della Tnt, grande gruppo postale e del trasporto
merci olandese che fa concorrenza alle Poste anche
in Italia. Gli altri tre hanno fatto il loro
ingresso nella compagnia un anno fa circa e ognuno
ha un utilizzo diverso e modesto. Uno vola la notte
da Roma a Palermo per la Sda, società postale in
concorrenza con Tnt, il secondo trasporta passeggeri
con base a Malpensa, ma non viene utilizzato come
cargo per la corrispondenza, il terzo è dedicato
alla posta ma invece di servire le rotte strategiche
da Roma per il Nord e viceversa viene
quotidianamente spedito in Sardegna.
In compenso le Poste per trasportare la
corrispondenza si servono di 60 voli alla settimana
dell’Alitalia e di una settantina dell’AirOne.