LETTERA APERTA DEL SEGRETARIO GENERALE SLP CISL
Tirati
prepotentemente in ballo da un lungo scritto del
Slc-Cgil sono doverose alcune brevi considerazioni per
ribadire la “nostra” posizione. Precisiamo di non aver
capito molto di quella lettera perché come Cisl siamo
assai lontani da quel linguaggio e da quella cultura.
Ne abbiamo
colto però i messaggi trasversali, le subdole
insinuazioni, gli avvertimenti neanche tanto velati e le
connivenze che ne ispiravano lo scritto. E poichè
ognuno, liberamente, racconta la propria verità, ecco la
nostra.
L’accordo sul
recapito che ci si contesta, frutto di lunghissima
negoziazione, fu condiviso da quasi tutti i Sindacati e,
quel che più conta, fu largamente approvato dai
lavoratori su tutto il territorio nazionale (ah la
democrazia!). L’errore di non averne preteso la
sperimentazione ed il successivo fallimento della
implementazione sui territori ci indusse a aprire uno
scontro per apportarne i necessari correttivi. Cosa che
fu fatta con il concorso di tutti.
Per quanto
attiene all’accordo sulla sportelleria voglio assicurare
i miei colleghi che non si è trattato nè di mediazioni
bruciate, né di accordi conviviali disattesi. Abbiamo
solamente capito che era l’ennesimo bluff di relazioni
industriali. E lo abbiamo capito quando l’Azienda non ha
accettato uno strumento di verifica per avere, come
sempre, le mani libere nella manipolazione dei numeri. I
fatti ci danno ragione: oggi gli sportellisti sono meno
di allora e gli uffici sono rimasti nelle medesime
difficoltà.
Per quanto
attiene al Premio di Produttività forse è meglio
stendere un velo pietoso: non occorreva un grande
accordo sindacale per erogare ai lavoratori un acconto
dei loro soldi. Serviva invece uno sforzo per negoziare
il nuovo Premio con nuovi importi.
Infine
l’accordo sui “Ricorsisti”: ci dispiace che i
rappresentanti della Cgil presenti ai tavoli negoziali
non informino compiutamente il loro Segretario Generale
di come si svolgano gli eventi. Nella riunione del 26
giugno SLP non solo era presente all’incontro, ma avanzò
una serie di richieste, diverse dalla proposta
aziendale, che furono integralmente recepite nel testo
definitivo dell’accordo. Avevamo solamente chiesto di
spostare di qualche giorno l’incontro del 10 luglio per
impedimenti oggettivi. Con un pizzico di cattiveria
potremmo dire che senza SLP-CISL in quel 26 giugno altri
Sindacati avrebbero sottoscritto la proposta aziendale
che sanava solo 4000 ricorrenti, rinunciatari al primo
accordo del 2006.
La lettera
della Cgil affronta poi la rottura dei rapporti
sindacali e le responsabilità dell’A.D. Ing. Sarmi, ma
omette di ricordare la genesi della frattura tra
Sindacati e tra questi e l’Azienda. Si stende un velo
pietoso su chi quella frattura la provocò, la alimentò,
oseremmo dire la foraggiò e la sta ancora foraggiando.
Si invoca da
tempo la “discontinuità” in Poste Italiane. Ma
discontinuità vuol dire “fatti da parte tu che mi ci
metto io?”. Beh questa discontinuità l’abbiamo già
conosciuta ai tempi di Passera, ma non ha avuto vita
lunga. I lavoratori mettono sempre le cose a posto,
anche contro le volontà del Management di turno.
Noi non
abbiamo da difendere nessuno: né un Amministratore
Delegato, né un Presidente, né un Capo Divisione, né
tantomeno il Governo. Ognuno sa difendersi da solo, ma
attaccare il mondo intero perché i conti non tornano è
un pò complicato da accettare.
Anche noi
incalziamo l’Ing. Sarmi (dicono sia il nostro sport
preferito), ma lo facciamo perché vediamo un’Azienda
stanca e ripiegata su stessa, senza più idee, senza più
scatto e che ristagna in un pantano dove c’è chi tira a
campare. E per la verità campa pure bene. Lo incalziamo
per arginare il crollo dei volumi e dei ricavi, perché
qualche Divisione è allo sbando e perché i centri di
potere, dove l’Azienda e’ gestionalmente inquinata
prosperano.
Tutto il
resto non ci interessa. Ricordo ai Dirigenti della Cgil
che abbiamo smesso da anni di essere le Poste
ministeriali. E lo testimoniano la fatica, il dolore e i
prezzi pagati per portare avanti una Riforma storica. E
in testa c’eravamo noi, la CISL. E, non arroccandoci,
abbiamo pagato il prezzo più alto.
Per questo
abbiamo le carte in regola per farcela da soli la
campagna elettorale per le RSU. Non ci servono né
ascari, né portatori d’acqua. Noi rispettiamo le scelte
di tutti: di chi concorre e di chi ha deciso di non
farlo per ragioni che non sindachiamo. Qualcuno vorrebbe
impartirci lezioni di democrazia sindacale, ma quel
qualcuno dimentica o disconosce che in Poste Italiane
tutti i grandi accordi negoziati dai Sindacati sono
sempre finiti al vaglio e al voto dei lavoratori.
Sempre!! Altro che RSU!
Ci rammarica
però che nessuno dei suoi abbia mai riferito al
Segretario Generale del Slc Cgil che noi da tempo
abbiamo detto SI alla delegazione nazionale delle RSU:
con compiti, regole e rappresentanza da concordare, ma
questo non vuol dire sostituire i Sindacati nella loro
funzione di soggetto negoziale. Qui l’abisso tra la
CISL (e anche la UIL) e la CGIL resta enorme. E noi,
piccolini, quell’abisso non possiamo colmarlo.
Ci dispiace
anche di non condividere il percorso indicato da Cgil
per recuperare le relazioni industriali. Sarebbe fin
troppo comodo tirare la carretta e consentire ai soliti
noti che hanno sfasciato tutto di gongolare ancora.
Pensiamo sia arrivato il momento di uscire dal vago e
dare nome e cognome ai guai dell’Azienda.
In ogni caso
noi continueremo a fare la nostra parte perché siamo
convinti che gli anni che ci attendono e gli eventi che
coinvolgeranno il settore postale saranno stravolgenti.
Noi ai
lavoratori ci pensiamo davvero e i lavoratori l’hanno
sempre capito.
Tutto il
resto è filosofia della politica.
Mario Petitto