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Dove finiscono i soldi della raccolta di Poste Italiane - venerdì 27 marzo 2009

Cdp pigliatutto, nasce il Moloch del credito L’INTERVENTO PUBBLICO

Non sarà facile far funzionare le diverse anime dell’istituto che fa capo al ministero dell’Economia

Avevamo appena digerito il fatto che la Cassa depositi e prestiti potrà utilizzare direttamente anche il risparmio postale per finanziare infrastrutture d’interesse pubblico novità assoluta in 150 anni di gloriosa storia di questa istituzione che il governo ci ha stupito con un altro effetto speciale: finanzierà anche le piccole e medie imprese. Il modello, in questo caso, sarà la Bei, la Banca europea per gli investimenti. La Cdp darà i soldi alle banche che poi faranno l’istruttoria ed erogheranno i soldi a chi ne ha bisogno. Ci sono già ha dichiarato l’amministratore delegato Massimo Varazzani almeno 13 miliardi disponibili, anche se non è ancora chiaro il meccanismo con cui questi soldi saranno utilizzati. In particolare non si sa se le Cdp si accollerà in parte il rischio di credito o se saranno solo le banche a farlo.
Comunque sia, la Cassa depositi e prestiti è ormai lanciatissima verso una nuova stagione in cui, persa la rigida e sonnacchiosa veste di struttura che finanzia i comuni e gli enti locali, si sta ritagliando un ruolo sempre più vasto d’intervento nell’economia.
Il disegno che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva in mente fin dal 2001 comincia oggi a prendere corpo. La Cassa continuerà a finanziare i Comuni e gli enti territoriali, ma farà anche un sacco di altre cose. Alcune erano già state decise in passato dallo stesso ministro: ad esempio la Cassa è ormai un societàcassaforte che custodisce importanti partecipazioni pubbliche, in Enel, Eni e Terna (roba non da poco). Ma la Cdp si occupa anche, insieme all’Abi e all’Acri, di finanziare la costruzione di case a basso costo, o, come di dice oggi, l’housing sociale.
Inoltre, la Cassa ha anche importanti partecipazioni in fondi infrastrutturali fra cui spicca quella nell’F2i di Vito Gamberale e in alcuni altri strumenti di questo tipo.
Ora si aggiungono anche il finanziamento di opere di "interesse pubblico generale" con i soldi del risparmio postale e, last ma forse non the least, anche il finanziamento delle piccole medie imprese. Vista infatti la facilità con cui il governo inventa nuove mission, non è escluso che domani escano fuori altri compiti. Uno, ad esempio, che era stato adombrato nei giorni scorsi l’anticipazione del pagamento alle imprese credititrici dello Stato, ciò che avrebbe trasformato la Cassa in una sorta di società di factoring pubblico è stato per ora abbandonato.
Se si voleva un cambiamento, buono o cattivo che sia, eccolo bello e servito. La Cassa assomiglia sempre di più non solo a un Figarofactotum ma a un Moloch pubblico in grado d’intervenire e influenzare con le sue decisioni la vita dei Comuni e degli enti locali, delle piccole e medie imprese, dei costruttori, della popolazione urbana in cerca di una casa a basso prezzo. E, grazie alla presenza nel capitale di 66 fondazioni bancarie, riuscirà a condizionare anche l’attività di queste ultime sul territorio. Una concentrazione di potenza economica e finanziaria mai vista in Italia dai tempi dell’Iri che obbedisce ai desiderata di Tremonti tramite il plenipotenziario Massimo Varazzani.
Già, Varazzani. Non sappiamo ancora se l’amministratore delegato sistemato lì dal ministro si dimostrerà un ‘cavallo di razza’ . Però già scalpita. Al liquidity day Varazzani è andato allo scoperto anticipando la possibilità di finanziare le piccole medie imprese con 13 miliardi. Di lui dicono che è uno tosto, determinato, che non vede l’ora di dimostrare quanto vale. Pare che i poteri siano di fatto tutti concentrati nella sua persona, e si dice che sia in grado, deleghe alla mano, di decidere grandi interventi senza neppure transitare dal Consiglio d’amministrazione.
Ora Varazzani dovrà passare dalle parole ai fatti, dai progetti alle realizzazioni concrete. E in un paese come l’Italia questo non è mai semplice. Ma c’è di più. Ci sono anche dei pericoli dietro l’angolo. Ad esempio, il decreto ministeriale di attuazione delle nuove norme sul finanziamento di opere pubbliche firmato la scorsa settimana da Tremonti non ha stabilito alcun paletto, non ha specificato alcun limite, ma si è limitato a ripetere più o meno le norme di legge.
Eppure, c’è chi nota al di là del trionfalismo degli annunci che il sentiero della nuova Cassa è pieno di trappole e trabocchetti. Ad esempio, ora la Cassa potrà finanziare qualunque "operazione d’interesse pubblico". Una discrezionalità massima, che non esiste nei normali mutui agli enti locali, dove l’erogazione è automatica, purché siano rispettate le condizioni stabilite. Qui potrebbe anche succedere che si finanzino le opere sostenute da enti e imprenditori ‘amici’ piuttosto che le più utili.
E poi c’è la "sostenibilità" dal punto di vista finanziario degli interventi. Chi decide se un’opera è un azzardo (argomento quantomai importante se si utilizza il risparmio postale) o se invece l’investimento avrà un ritorno sicuro? Le banche fanno questo esame ma hanno una struttura consolidata: la Cassa deve inventarsela, ma certo le competenze attuali sono diverse. Non basterà l’attivismo dell’ad.
C’è inoltre, come abbiamo visto, una congerie di interventi. L’accumularsi di mission diverse all’interno della Cassa rende problematica la coesistenza di personale di diversa estrazione e cultura. Al momento nessuno si pone questi problemi e il loro sviluppo nel tempo. Certo oggi siamo in piena crisi finanziaria ed economica ed è comodo che ci sia qualcuno che tira fuori dei soldi. Ma le emergenze prima o poi passano, i Moloch restano.

 

di ADRIANO BONAFEDE

Supplemento di Affari & Finanza di Repubblica del 23 Marzo 2009


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