CARITAS
IN VERITATE
Come
sapete, è stata pubblicata l’Enciclica Caritas in veritate dedicata
proprio al vasto tema dell'economia e del lavoro: in essa sono posti in evidenza
quelli che per noi cristiani sono gli obbiettivi da perseguire e i valori da
promuovere e difendere instancabilmente, al fine di realizzare una convivenza
umana veramente libera e solidale.
Nell’Enciclica i tre
capisaldi della dottrina sociale della Chiesa – dignità della persona umana,
principio di sussidiarietà e principio di gratuità – sono stati rivisitati,
ponendo un fortissimo accento sulla gratuità, senza la quale, secondo Papa
Benedetto XVI, non si riesce a realizzare neppure la giustizia.
Sembrano ritornare anche le
parole dell’illuminato predecessore, Giovanni Paolo II, secondo
cui era necessario costruire
un modello di economia che fosse al servizio della persona umana.
Ma veniamo ai temi del
lavoro. In un passo dell’Enciclica si legge che «la mobilità
lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata, è stata un
fenomeno importante, non privo di aspetti positivi», in quanto giudicata «capace
di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse
».
Tuttavia il Pontefice sembra
ammonire le coscienze di ciascuno sul fatto che, quando l’incertezza circa le
condizioni di lavoro, collegata ai processi di mobilità e di deregolamentazione,
diviene endemica, il rischio è che si creino forme di instabilità
psicologica, e meccanismi di forte difficoltà a costruire percorsi coerenti
nell’esistenza, compresa anche la stessa libertà di scelta del matrimonio.
Un ulteriore monito del
Pontefice riguarda il fenomeno della disoccupazione. «L’estromissione dal lavoro
per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o
privata, minano – secondo il Pontefice – la libertà e la creatività della
persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano
psicologico spirituale».
Il Pontefice ricorda a
tutti, e in modo particolare ai governanti, che «il primo capitale da
salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua
integrità: “L’uomo, infatti, è l’autore, il centro e il fine di tutta la
vita economica sociale” ».
Una considerazione viene
anche destinata al fenomeno della globalizzazione. Benedetto XVI ricorda che il
pontefice Paolo VI aveva profeticamente annunciato il fenomeno, ma i termini e
l’impetuosità con cui essa si è verificata si sono rivelati sorprendenti.
La Chiesa riconosce che la
globalizzazione è stato il principale motore per l’uscita dal sottosviluppo di
intere regioni e costituisce una grande opportunità.
Tuttavia il Papa ricorda
che, «senza la guida della carità nella verità», questa spinta
planetaria, nota con il nome di globalizzazione, potrebbe concorrere a
creare danni di grave entità, e nuove divisioni nella famiglia umana. Per
questo la carità e la verità si pongono come un faro e pongono
l’individuo davanti a un impegno, anzi quasi dinanzi ad una sfida inedita e
creativa, che esige impegno e determinazione. «Si tratta – dice il Pontefice
– di dilatare la ragione e di renderla capace di conoscere e di
orientare queste imponenti nuove dinamiche, animandole nella
prospettiva di quella “civiltà dell’amore” il cui seme Dio ha posto in ogni
popolo, in ogni cultura».
Sembra dunque aprirsi una
prospettiva di fortissimo rilievo, anche per le tematiche del lavoro.
Se appare opportuno ed
importante il richiamo del Pontefice ai governanti a considerare quale valore
cardine di ogni riforma l’imprescindibile dignità della persona umana, ancora
più urgente ed importante appare il monito, contenuto nella stessa intitolazione
dell’Enciclica, a fare della
Caritas in veritate
il motore propulsivo
dell’agire umano.
Le parole del Pontefice
sembrano rivolgersi anche a quanti devono applicare le norme – e non soltanto ai
governanti – indirizzandoli a metterle in pratica nell’ottica di quella carità,
che «è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e
dell’umanità intera».
Ma un ulteriore importante
riferimento è, non certo ultimo per importanza, alla Verità.
Anche qui sembrerebbe
emergere un richiamo al perseguimento della “verità della norma”, rispetto
all’applicazione talvolta distorta delle disposizioni contenute nelle recenti
riforme del mercato del lavoro.
Certo è che le parole del
Pontefice devono indurre alla riflessione. Esse costituiscono, inoltre, un
indubbio sostegno spirituale, per meglio orientarsi nella spesso complessa
interpretazione ed applicazione delle norme giuridiche. |