Sarmi, il postino non suona solo 2 volte
di Bassi Andrea
PARLA SARMI Poste Italiane non suona solo due volte (Bussi a
pag. 6) L'AD DELLE POSTE CONFERMA I RECAPITI DEL SERVIZIO UNI VERSALE PER 5
GIORNI LA SETTIMANA Sarmi il p ostino non suona solo 2 volte Il gruppo pubblico
ci rimette 300 milioni l'anno, ma non diminuirà le consegne Il contratto di
programma nasce vecchio DI ANDREA BASSI Altro che due volte. Il postino
continuerà a suonare, cinque, sei e anche sette giorni la settimana. E pure a
tutte le ore del giorno se necessario. Massimo Sarmi, numero uno di Poste
Italiane, non ci sta a passare per quello che vuole ridurre le consegne al
lumicino, a soli due giorni la settimana, anche se solo in quei piccoli Comuni
che hanno meno di 200 abitanti per chilometro quadrato. Un'ipotesi, quest'ultima,
inserita nel contratto di programma appena firmato dalle Poste con il ministero
delle Attività Produttive. «Quella contenuta nel contratto di programma», spiega
Sarmi a MF-Milano Finanza, «è solo una possibilità che, per inciso, non è nei
piani dell'azienda». Non solo. «Stiamo parlando», aggiunge il numero uno di
Poste, «di un contratto di programma che per ragioni storiche viene approvato
con notevole ritardo rispetto alla sua vigenza. Quello attuale», spiega Sarmi,
«scadrà alla fine del 2011 e ancora deve passare il vaglio della Ue. Insomma»,
continua, «se va bene rimarrà in vigore solo per una frazione di aminno».
Ma allora perché inserire quella disposizione? «È nata»,
dice Sarmi, «solo come uno stimolo all'interazione con le amministrazioni
locali». Il servizio universale, quello che garantisce la consegna della posta a
tutti i cittadini anche laddove farlo non è remunerativo, dunque, non è un
problema per Poste? «Tutt'altro», spiega l'ad di Poste. «Ci rimettiamo 300
milioni l'anno per garantirlo, perché non ci sono abbastanza fondi pubblici per
sostenerlo e solo questo dato dovrebbe far capire la marginalità delle polemiche
che si sono accese sul decreto di liberalizzazione». Sarmi si riferisce al fatto
che il provvedimento assegni per 15 anni (attraverso rinnovi quinquennali) il
servizio universale al gruppo pubblico. «Poste», è la tesi del manager, «ha
fatto investimenti e continuerà a farli per garantire il servizio. E una
concessione di cinque anni rinnovabile, se confrontata con le altre concessioni
pubbliche, non può essere considerata un privilegio. Anzi». Anche perché,
aggiunge ancora, «in altri Paesi le aziende postali, nonostante tutte le
direttive comunitarie, ottengono aiuti, come per esempio in Francia dove- sono
stati dati 130 milioni per non chiudere i piccoli uffici». Dunaue. in Italia
niente chiusure e niente «esuberi» che, spiega Sarmi, è una parola che non fa
parte del nostro vocabolario.
Neanche Mario Petitto, segretario generale della Slp-Cisl,
il sindacato più rappresentato in Poste, sembra avere grandi preoccupazioni sul
contratto di programma. «Abbiamo firmato un accordo a luglio dello scorso anno
che prevede un modello organizzativo basato su recapiti per cinque giorni»,
spiega il rappresentante dei lavoratori della Cisl. «Le voci che circolano»,
aggiunge, «mi sembrano solo terrorismo contro l'azienda, perché per fare una
nuova modifica al modello concordato serve un nuovo accordo con i sindacati».
Una linea condivisa anche da Ciro Amicone, segretario generale di Uil-Poste. «La
forza di Poste», è il pensiero di Amicone, «è nella rete. che è fatta non solo
di sportelli e di strumenti, ma anche e soprattutto di uomini. Se si taglia la
rete», dice il rappresentante della Uil, «si fa un doppio errore: si taglia
fuori dai servizi una fetta di popolazione e si mette a rischio la coesione del
Paese. Non credo», aggiunge, «che un'azienda come Poste che fa della capillarità
della rete la sua strategia possa mettere proprio questo in discussione».
Insomma, dice ancora Amicone, «fino a 12 anni fa Poste era un carrozzone, dopo
nove anni di utili c'è un risveglio di interesse nel Paese nei confronti
dell'azienda. Perché allora si mettono in giro certe voci, e proprio alla
vigilia di importanti appuntamenti come la Banca del Sud o il rinnovo dei
vertici? È chiaro che si tratta di strumentalizzazioni».
Mf
di mercoledì 23 febbraio 2011 |