Carissimi amici, carissime amiche,
è doveroso innanzitutto da parte mia e di tutto il gruppo dirigente della SLP di Capitanata, esprimere un cordiale saluto a tutti Voi, oggi presenti in questa meravigliosa cornice del salento, ennesima perla della nostra amata Puglia.
Un saluto particolare ed affettuoso, poi, va al nostro Segretario Nazionale Mario Petitto, allo staff della Segreteria Nazionale che accompagna e sostiene il suo lavoro, alla nostra Segreteria Regionale e a quelle oggi presenti che danno lustro alla nostra Organizzazione. Rivedere Mario nella nostra regione, a pochi mesi di distanza è segno che la nostra terra offre quel piacere di tornarci, che un po’ tutti ci riconoscono. Mi auguro di cuore che questo possa essere solo l’inizio e per questo ti aspettiamo quanto prima in terra di Capitanata, per renderti la giusta ospitalità e mostrarti le bellezze che anche quest’altro angolo di regione offre.
Colgo, inoltre con piacere, la visione di tanti giovani in sala, segno che la SLP fà tesoro di questi momenti non solo come occasione di riflessione su quanto fatto in questi anni e su quanto faremo nei prossimi, ma funziona come una lente d’ingrandimento, sul palingenesi del gruppo dirigente, sulle nuove sfide da lanciare, sulle nuove strade da percorrere.
Nonostante qualche capello in meno, questi sono i momenti in cui l’appartenenza ad un Sindacato, così autorevole, aumenta ancor di più, conscio che tutto ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo, non andrà perso, anzi sarà portato avanti da questi ragazzi che sicuramente aggiungeranno valore e pagine di storia a questa organizzazione.
Vedere tutti questi giovani mi fa capire che argomenti come la globalizzazione, l’innovazione, l’inclusione sociale, riproducono pedissequamente le tematiche che la Cisl e l’Slp stanno affrontando. Un Sindacato mai conservatore.
Purtroppo, qualcuno pensa invece ancora, che ad esempio la nostra Azienda debba conservare quel ruolo tradizionale e arretrato di predefinito servizio riservabile, come per anni per esempio è stata la Svezia, caso inimitato di servizio pubblico operante in un mercato liberizzato.
Non è così! Se ne facciamo una ragione! Il muro (ahiloro) è caduto. I confini sono ormai una linea immaginaria, il presente e il futuro si chiama Globalizzazione. Ed é in questo scenario che la Cisl e l’Slp non si sono fatte trovare impreparate. Di fronte alla crisi economica, culturale e di valori, noi siamo stati i primi a capire che dovevamo cambiare, aggiornarci, rivederci.
Il sistema del villaggio globale non permette pause. I nuovi mercati, in particolar modo quelli asiatici e sudamericani non ci permettono di rimanere eterni romantici. La crisi ha lasciato sul campo imprese, lavoratori e diritti. Da noi questo non è successo e la risposta è perché siamo stati capaci di adattarci al nuovo tempo, di esprimere appieno il nostro potenziale, di valorizzare le nostre risorse, non perdendo allo stesso tempo la nostra identità. La globalizzazione conduce senza scelta ad un processo di innovazione che bisogna cogliere prima del suo arrivo, altrimenti sei fuori dal mercato.
Qualche giorno fa, mentre ripercorrevo la storia della nostra Federazione, alcune riflessioni mi conducevano agli obiettivi e alle scelte che la Slp ha fatto in questi ultimi anni: dalle regolazioni del servizio postale, oramai eroso nella sua attività monopolistica, alla nuova missione della Banca del Sud. Processi e trasformazione che se non recepiti in anticipo possono davvero essere irreparabili.
Anticipare il futuro e pensar a lungo è stata la nostra arma vincente. E solo proseguendo così potremo rimanere un grande Sindacato. Ora dobbiamo proiettarci negli anni che verranno. Se ieri Poste Italiane era servizi postali, dopo decenni di relativa tranquillità, oggi è il momento dei servizi finanziari. La spirale negativa nei servizi postali , in cui ad una caduta dei ricavi segue quella degli investimenti in qualità, è oramai globale. Molti operatori postali dei due versanti dell’atlantico assistono oggi ad una lenta e costante riduzione dei propri volumi. Anche i paesi che possiedono un mercato con un alto numero di invii procapite – come ad esempio Usa, Svezia, Olanda, regno Unito e Francia – accusano evidenti perdite di economie di scala. Le esperienze di altri paesi ci portano a pensare ad un disocotomia tra liberizzazione e privatizzazione – tra un forte interesse ad una elevata remunerazione del capitale investito e la concorrenza che riduce il premio degli investitori.
Ma non basta, dobbiamo già pensare al domani. Perché se quello che facciamo oggi è innovazione, domani è già antico. Servizi assicurativi, servizi innovativi, partnership con la Pubblica Amministrazione, possono essere tra le novità del futuro. Non più solo più servizi ai cittadini, ma servizio tra i cittadini e tra cittadini ed enti. Ideare prodotti e servizi in grado di essere fattori di vantaggio e competitivi. Esser leader è soprattutto questo: non solo adattarsi al futuro ma possibilmente anticiparlo. Senza dimenticare poi la Banca del Mezzogiorno.
Appartenere alla Cisl, essere un Cislino, è anche questo. Non fermarsi all’orizzonte ma vedere cosa c’è oltre e i processi che insieme abbiamo guidato in questi anni, dalla trasformazione da Amministrazione in Ente Pubblico Economico e in Spa, alla nascita di questa Azienda Multiservice, lo dimostrano. La mutazione genetica, per usare un termine scientifico, noi l’abbiamo colta e adesso dobbiamo continuare ad aggiornarla.
Cari amici,
i temi dell’innovazione, della globalizzazione, chiaramente si legano con l’inclusione sociale. Se noi non ci innoviamo, siamo fuori socialmente. Se non ci globalizziamo, siamo fuori socialmente. Qualche anno fa’ qualcuno diceva che le nuove parole per crescere dovevano cominciare con la lettera I: Internet, Inglese, Istruzione. Adesso io dico che le nuove parole su cui dobbiamo lavorare sono Modernità, Futuro e Lavoro. Il nuovo percorso comincia da qui. Queste tre tematiche sono assolutamente legate tra loro, e la Cisl e l’Slp ci sono e sono pronte a questa ennesima sfida.
Accettare la modernità non significa solo compiere il salto culturale che ci consente di uscire da determinati schemi chiusi e, consentitemi, ci differenzia da chi è conservatore, bensì ci conduce in una logica più aperta, libera. Rimanere sugli standard del passato ci porta a rimanere schiavi del passato, a non vedere i mutamenti. Un po’ come se si andasse oggi al cinema a vedere un film ancora in bianco e nero, quando ormai il mondo invece va in 3d.
Ecco per questo che vedere nel futuro, o meglio il lavorare per il futuro, è l’altra parola chiave di queste nuova sfida.
Non più spettatori passivi dei cambiamenti, ma essere promotori, ricercare nuove soluzioni, promuovere il nostro lavoro, essere credibili. Queste sono le nuove sfide che tutti noi dobbiamo perseguire per gli anni avvenire. La Slp non è più il sindacato che tutela solo i diritti del lavoratore, ma è quell’Organizzazione anche capace di entrare nelle scelte aziendali, di essere il primo referente del datore di lavoro, di essere promotore e non solo uditore. Lo dicevamo al congresso…………Capaci di fare proposte e capaci di dare risposte. E in questo l’esperienza dell’Slp in Poste Italiane ne è maestra, grazie al lavoro e all’impegno di tutti.
Solo così potremmo produrre lavoro, anzi mantenere il lavoro e non essere divisi, nonostante le trasformazioni, le pressioni, i mutamenti, i detrattori che ci hanno provato e ci proveranno sempre.
Parole come rassegnazione, frammentazione, sfiducia, scettismismo lasciamola ad altri. Noi siamo la Cisl…………. la Cisl unisce e ancora una volta noi uniremo, sempre di più, sempre più forti, formando una solida catena.
Unisce… con un vincolo di fraternità, solidarietà e amicizia. Unisce…. tutti noi, i giovani di ieri con i giovani di oggi per guardare insieme al futuro: per guardare “oltre la crisi” con un esercizio di lungimiranza, esplorando nuove strade per il cambiamento.
In questo esercizio l’insegnamento che ci perviene è di diffidare da quelli che vogliono cambiare il mondo senza voler cambiare se stessi. In questo esercizio il lavoro diventa un valore e si carica di valenza solo attraverso un’esperienza associativa come quella del nostro sindacato.
La nostra autoconsistenza si chiama rappresentanza, che vuole e deve significare la capacità del Sindacato, di abitare i luoghi della tutela, della promozione del lavoro. Solo attraverso la rappresentanza siamo in grado di dare un volto al lavoro, una voce ai bisogni dei lavoratori.
Noi…….. giovani di ogni età dobbiamo perseverare nell’esercizio che ci porta ad avere uno sguardo lungo che sia in grado di scrutare gli orizzonti per non fermarci al nostro piccolo pozzo.
La crisi ci obbliga a spostare in avanti i punti di equlibrio costruendo relazioni di lungo termine: in questo esercizio di lungimiranza la partecipazione e la responsabilità devono essere risposte per andare “oltre la crisi” . Per fare ciò, che è importante e necessario individuare e attuare buone pratiche di relazione. In questo cammino come Sindacato dell’innovazione dobbiamo necessariamente guardare al territorio non solo per rafforzare i legami della rappresentanza con i lavoratori iscritti e non, ma anche per poter guardare al sistena mondo.
“Oltre la crisi” vuole allora significare essere locali e connessi al mondo,
Sostenere il territorio ha un significato anche per l’impresa quando crea nuovi paradigmi dove deve prevalere una visione economica e produttiva in cui vi sia al centro la persona. Per agire con lungimiranza allora bisogna fermarsi a considerare la punta dell’iceberg della crisi - pensate infatti che il Titanic non affondò per la punta dell’iceberg, ma per il blocco di ghiaccio sommerso.
Oltre la crisi c’è il recupero della visione antropologica dell’essere umano anch’essa andata in crisi e che ha determinato comportamenti economici e finanziati distruttivi. La sofferenza che non dispera deve essere la nostra faccia, l’impegno, la rabbia, il nostro esserci.
La partecipazione, la sussidarietà responsabile, l’interesse per la persona del lavoratore, la solidarietà sociale nell’impresa non sono più utopia, ma possibile realtà. Bisogna combattere la retorica che non consente di sviluppare la partecipazione, la retorica del conflitto visto solo come fine a se stesso per cui l’agire del sindacato assume caratteristiche diverse dalla giustizia sociale e dalla solidarietà: in questo contesto la partecipazione ha un senso poiché è capace di produrre un di più, di generare nuove risorse, di dare vita e consistenza alla stessa speranza.
Non voglio prolungarmi ulteriormente. Vorrei solo concludere dicendo a tutti Voi presenti qui oggi: Sporchiamoci ancora una volta le mani poiché abbiamo una grande grande responsabilità che non possiamo sciupare. Costruiamo contatti, relazioni, valori…… con la solita competenza ed esperienza.
E’ la visione di un Sindacato giovane in cui ognuno di noi ha raccolto il testimone da chi prima di noi, ha tracciato la strada per poi consentire a noi di continuare questa storia personale che diventa nel tempo una storia collettiva intrecciandosi con la vita di tanti altri lavoratori che credono e sperano in noi. Una bella storia che continuerà a essere bellissima per fare sempre più grande questa regione e la SLP.
Grazie.