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CONVENTION BARI 09/07/2012 - giovedì 12 luglio 2012

Questa convention trae lo spunto dai noti fatti occorsi a due colleghi di questa regione.

Riflettete….Licenziare, (dal latino licénza), che oltre ad un serie di derivazioni, racchiude in se stesso un unico concetto: lasciare in libertà di agire. Il paradosso è proprio quello: la libertà di agire all’interno degli Uffici, superando l’osservanza delle norme e delle regole, pur di rendere funzionante l’ufficio tra le difficoltà, tra le pressioni organizzative, tra le pressioni commerciali e della clientela……… Un’eccezione purtroppo divenuta prassi.

Una politica gestionale anomala consentita dall’Azienda, che utilizza la professionalità e l’attaccamento al lavoro dei lavoratori…solo colpevoli di fornire tutte quelle flessibilità organizzate e prassi operative non codificate, che questo management continua ad avallare, fin quando tutto và bene...

L’episodio di Bari, ma ci sono altri prossimi su Foggia, rappresenta e deve rappresentare uno spartiacque tra tutto ciò che sin ora è successo e il futuro. E’ ora di dire Basta! Fermiamoci!

Dobbiamo innanzitutto far comprendere ai dirigenti che Poste regge su un pilastro imprescindibile: la persona. Tutto passa attraverso la persona. E noi, specialmente in questo sud, oltre ad offrire un servizio intermediario, svolgiamo anche un servizio sociale.

Il Sindacato è stato sempre molto vicino a questi contesti, ma dobbiamo fare di più. Come? Ferma e convinta osservanza del contratto e delle regole e poi denunciando tutte quelle pressioni e flessibilità che ci vengono richieste fuori dagli impianti disciplinati, che intaccano anche la vita extra-lavorativa.

Facciamo cadere in maniera definitiva la maschera buonista del management che con “l’invito”, contravviene a tutte le regole contrattuali, legislative e di buon senso.

Ma ahinoi, cari amici, dobbiamo anche dire che tanti, tantissimi lavoratori non conoscono ancora il contratto di lavoro, tanti, tantissimi sono pronti a mettere a disposizione la propria auto anche se non obbligati, altri invece cedono facilmente la password personale, numerosi sono i lavoratori che non osservano le regole nei passaggi di gestione degli Uffici…….. e così via.

Tutto questo ci fa pensare che spesso diversi lavoratori dimenticano che sono……siamo prestatori d’orario e dipendenti, non liberi professionisti o proprietari del luogo in cui lavoriamo; anche se l’attaccamento e la professionalità dei lavoratori postali è riconosciuta da tutti.

Spesso sentiamo dire che il problema degli Uffici è quello di aver smarrito quel ruolo storico trasformandosi invece in un Bazar. Non sono d’accordo con questa affermazione.

In un epoca in cui qualunque azienda pur di fidelizzare la propria clientela offre un ampio ventaglio di prodotti, è giusto che anche Poste Italiane si adegui a questo sistema di mercato.

Anche io, per esempio, resto un nostalgico della vecchia cartolina spedita dal luogo di vacanza. Ma sono anche conscio che mia figlia quando é in ferie difficilmente me la spedirà, ma piuttosto mi trasmetterà sul telefonino il panorama che vuole farmi vedere o ancor meglio mi inviterà in tempo reale sui social network.

Quindi un mercato che muta. Pensate che in Germania dove è in essere una vera ecatombe di uffici e dove per spedire un pacco ci si può rivolgere dal giornalaio o dal distributore di benzina o perfino in lavanderia, la Deutsche post, modello di efficienza per decenni (92% delle lettere viene consegnato in 24 ore), ora quotata in borsa e quindi costretta ad essere in attivo, cosa fa?........negli uffici fa vendere di tutto compreso vacanze, telefonini, toner per stampanti, palloni di calcio, bambole e videogiochi e in ufficio è stato aperto anche un ristorante.

Ecco quindi che tutto ciò che è novità, lo dobbiamo ghermire come un valore aggiunto. Allora ben vengano i prodotti finanziari, bancari, assicurativi, mutui, unitamente alla telefonia, gratta e vinci e quant’altro….. Ben vengano se questo deve servire a stare nel mercato e a fare mercato. A patto però che sia contestuale al rispetto dei lavoratori, della dignità della persona, delle tutele e del rispetto delle regole.

Questo rispetto però, appartiene soprattutto a Noi. Noi dobbiamo esser i primi a pretenderlo e a volerlo ottenere, non rimanendo silenti e passivi alle intimidazioni dell’azienda ma reclamando i nostri diritti, divenendo noi lavoratori i primi sindacalisti.

Nell’ultimo decennio abbiamo dimostrato all’Azienda, io aggiungo a tutta l’Italia, che i lavoratori postali non erano parte di un baraccopoli, ma erano e sono la linfa che spesso veniva nascosta e non resa visibile.

Siamo passati dal “non è compito mio”………la ricordate quella storiella cinese delle quattro persone chiamate:
Ognuno, Qualcuno, Ciascuno, Nessuno, ricordate……..
C’era un lavoro da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno
l’avrebbe fatto.
Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece.
Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece
ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

Bene siamo passati, dicevo, da ministero a Spa, senza essere stati mai spettatori, bensì attori del cambiamento. Non abbiamo mai subito il futuro.


Da quella data in poi, abbiamo dimostrato la nostra forza e lo spirito di adattamento al mutamento, alla lettura del nuovo tempo che stava arrivando. La ristrutturazione, il risanamento, il restyling, i bilanci in utile, hanno fatto sì che Poste Italiane divenisse un modello non solo italiano, ma da esportare in tutta Europa, accettando la sfida della modernità per compiere quel salto culturale che consente di essere sempre più efficaci e credibili nella promozione e valorizzazione del lavoro, orientati al risultato e alle soluzioni concrete. Dobbiamo essere consci che, come diceva un noto politico inglese….., ”solo un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità, mentre un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.

Oggi però è in atto un duro confronto sulle tematiche di mercato privati.

Poste Italiane rischia di pagare un conto salato nei prossimi mesi e non soltanto per la diminuzione dei volumi del traffico nei servizi postali ed i conseguenti minori ricavi nel settore, ma anche per le contrazioni che si andranno a registrare nel filone dei servizi finanziari, assicurativi, e così via….. a causa delle minori risorse a disposizione della clientela che fino adesso ha sostenuto la crescita di Mercato Privati.

I primi segni del cambiamento già si intravedono e l'azienda deve porre rimedio a tutte le questioni che il sindacato reclama da mesi, incominciando dai disequilibri innestati dalle più recenti misure logistiche calate negli uffici e nell'organizzazione del lavoro, senza la dovuta condivisione sindacale.

Tutti siamo convinti che Poste Italiane debba migliorare l'offerta di qualità negli Uffici Postali, per mantenersi competitiva nel mercato dei servizi al privato…..ma non con queste premesse.

Altro che “crescita e sviluppo” qui si va nella più cupa recessione. Dobbiamo da subito ripristinare corretti rapporti nel reciproco rispetto dei ruoli fra impresa e parti sociali, in modo da porre un freno alla profonda incapacità, della governance aziendale, di predisporre un piano industriale strategicamente innovativo, in grado di esplorare nuove frontiere di mercato (Logistica, pacchi, commercio elettronico).

Tutto ciò avviene nel totale disinteresse della politica, cieca e sorda rispetto al diritto in tema di servizi essenziali che debbono essere garantiti ai cittadini.

Abbiamo posto sul tavolo tutte le questioni irrisolte ad incominciare dalla coerenza degli orari di lavoro, alle risorse necessarie, all'utilizzazione del part-time, alla proattività verso le iniziative commerciali.

Inoltre, i tempi sono maturi anche per rivedere la classificazione degli uffici postali che è rimasta ferma a cinque anni fa secondo il vecchio modello dei cluster e delle suddivisioni in Uffici diretti da A1, A2, ecc..., della cosiddetta costituzione delle "Zone di Servizio", del funzionamento della piattaforma SDP e dei suoi blocchi a singhiozzo, dell'organizzazione del lavoro e delle pause ai videoterminali con tempi dilatati rispetto alle previsioni di legge, della cosiddetta “job rotation” negli uffici monoperatori, della mobilità volontaria, della opportunità di avviare a visita preventiva anche gli SCCR per le numerosa attività sui VDT, sul conto ore individuale divenuto strumento alquanto discrezionale, alle pressioni commerciali.

Dobbiamo cercare di far capire all’azienda che bisogna puntare sull'efficienza della rete di contatto fra azienda e clientela, cioè l’ufficio postale, nel mentre invece si conferma la vocazione volta a rafforzare il settore commerciale per fronteggiare le difficoltà nella "raccolta del "risparmio" della clientela.

Dobbiamo fare presto, poiché con la ripresa autunnale si sentirà sempre più la morsa della concorrenza fra sistema postale e gli Istituti di Credito oltre al nodo irrisolto del destino del Bancoposta nel contesto della liberalizzazione dei mercati

Allora io dico: perché se siamo stati così bravi a contribuire alla trasformazione aziendale, abbracciando la nuova cultura industriale, non riusciamo a convertirci anche nella nuova cultura dell’approccio al lavoro? Una cultura improntata sulle regole, al rispetto di queste, allo stop delle flessibilità ed elasticità non regolamentate sin ora concesse e silurate dall’Azienda non appena ha avuto l’occasione. Eppure gli strumenti ci sono, il Sindacato c’è (e l’evento di oggi lo testimonia). Dobbiamo solo metterlo in pratica, da subito senza perdere altro tempo, non lasciandoci sfuggire questa ennesima occasione.

E allora voglio chiudere questo mio breve contributo con una citazione di un grande politico e oratore greco, Demostene. Egli usava dire che“Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità”.

Ecco, facciamo in modo che l’opportunità di stasera non diventi una grande impresa.

Grazie.

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