EMERGENZA SDP- mercoledì 26 settembre 2012
Si avvicinano le note scadenze di inizio mese, con l’emergenza SDP sempre in agguato.
L’Azienda, con le recenti disposizioni diramante in materia, anziché impegnarsi nel risolvere definitivamente il problema dei blocchi, ha invece preferito disciplinare solo il comportamento dei lavoratori, peggiorando clima e condizioni di lavoro. Evidentemente i numerosissimi blocchi che paralizzano l’intera rete, nel loro perpetuarsi, non sono più considerati tali.
Il documento aziendale arrivato in tutti gli U.P, denominato “emergenza SDP’’, comunica le linee guida ed i comportamenti da adottare in caso di blocco del sistema. In base a questo documento il DUP è obbligato ad intrattenersi in ufficio fino alle ore 23,00 e gli OSP fino alle ore 21,00 (nel caso in cui la postazione non risulti chiusa). A parte le considerazioni sull’orario di lavoro e il lusinghiero trattamento riservato al lavoratore-persona, il documento (atto unilaterale, lo precisiamo) risulta anche incongruente con la normale operatività e le normative vigenti. Ancora una volta soprattutto i DUP si trovano prigionieri di indicazioni aziendali carenti e contrastanti.
Se il sblocco dovesse avvenire dopo le ore 21,00 il DUP non potrebbe procedere comunque alla chiusura della giornata contabile, in quanto prima occorrerebbe chiudere le postazioni di sportello ma con quali password?
Negli UP a doppio turno, se il blocco dovesse avvenire in orario antimeridiano, dovendo trattenere gli OSP fino alle ore 21,00, come comportarsi con gli operatori del secondo turno?
Il CCNL sancisce che il lavoratore chiamato a svolgere prestazione straordinaria deve essere avvisato 2 ore prima della fine del turno. Come comportarsi in caso di blocco nelle ultime due ore?
Il documento risulta carente di indicazioni certe e pone il DUP in una condizione di ‘’dilemma del prigioniero’’, qualsiasi decisione dovesse adottare potrebbe comunque essere sanzionata.
Considera il DUP un super uomo, resta al timone fino alle 23,00, e ci si chiede come potrà mai far ritorno a casa, a quell’ora, il personale pendolare che utilizza i mezzi pubblici? Forse è il caso di ricordare che è considerato orario di lavoro tutto il tempo che il lavoratore resta a disposizione del datore di lavoro e che suona persino beffardo l’obbligo che impone al datore di lavoro la valutazione del ‘’rischio da stress’’.
Questa direttiva aziendale oltre ad essere un sfrontato attacco a diritti irrinunciabili ed incomprimibili, quali la certezza dell’orario di lavoro ed il diritto alla vita sociale, oltre a violare gli obblighi morali volti a garantire il rispetto del lavoratore persona, oltre ad attaccare violentemente le politiche di genere, risulta anche incompatibile con la carta dei diritti fondamentali dei lavoratori dell’UE, il cui obiettivo è quello di operare il riavvicinamento delle condizioni di vita e di lavoro di tutti i lavoratori degli Stati membri. Inoltre, indicazioni di questo tipo svalutano il lavoro e demotivano, amplificano ancora di più dubbi e timori ed i lavoratori, sempre più perplessi e preoccupati, si interrogano sulla reale capacità aziendale di trovare soluzioni. Il documento non solo è il segno concreto di una azienda impantanata che non trova ‘’la direzione’’, che retrocede, che non pone in nessun modo al centro delle strategie la persona, ma restituisce anche un contrasto lacerante di una dirigenza colpevolmente rinunciataria a virtuose pratiche di condivisione ed a corrette e fruttuose relazioni, uniche portatrici di valori condivisi. E’ evidente l’enorme distanza tra la realtà vera e palpabile degli UP e quella virtuale dei vertici gestionali, ad ogni livello, che con questo documento confermano cosi una nuova dimensione aziendale caratterizzata da ‘’spot decisionali’’mai condivisi che non tengono in alcun conto nè degli interessi dei lavoratori, nè di quelli dell’azienda. Noi siamo sempre più convinti che qualsiasi azienda, se comandata da regole da caserma (come quelle del documento), non sarà altro che il luogo di produzione di ulteriori sacche di demotivazione e di frustrazione e che, invece, sia proprio e solo la mediazione illuminata a dare dignità ad ogni contesto lavorativo e rispetto ai lavoratori che in esso operano con impegno. Soluzioni che brancolano nel buio svalutano il lavoro e l’azienda. Nell’attuale crisi economica mondiale, il mercato, il contesto, il disegno del futuro non ammettono errori, nessuno è autosufficiente, anche chi pensa di essere il più bravo da solo non potrà mai andare da nessuna parte. Reclamiamo equilibrio generalizzato. Qualcuno abbia il buon senso di ritirare quel documento e di individuare, insieme ai lavoratori, ai quali non mancano idee, proposte e suggerimenti, le soluzioni più opportune e giuste.
Distinti saluti
Bari lì, 20 settembre 2012
Il COORD. REGIONALE QUADRI Antonio VENTRELLA Il SEGRETARIO REGIONALE Nicola ORESTA
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