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UNIPOSTA E LE “FALSE” LIBERALIZZAZIONI
11.4.07 Il Postale & Post-games Group
Alcune recenti indiscrezioni giornalistiche ci permettono di verificare le
tendenze concorrenziali che emergono nel campo del recapito postale in
vista della piena liberalizzazione del 2009.
Una delle aziende che sta muovendosi in maniera piu’ dinamica e’
sicuramente UNIPOSTA , una
societa’ creata a fine 2006 e presieduta da Giuseppe Pantano (ex manager
di Poste Italiane) e
sponsorizzata da Corrado Passera di Intesa-SanPaolo (ex Amministratore
Delegato di Poste
Italiane).
Per lo spessore dei partecipanti e la conoscenza del Servizio Postale di
cui sono portatori e’
evidente che il piano industriale di UNIPOSTA merita di essere
attentamente valutato per capire
dove si concentrera’ lo sforzo concorrenziale nel settore dei recapiti
postali.
L’analisi del mercato che Pantano fa e’ la seguente:
1 - "L’80 per cento del mercato della corrispondenza proviene da soli
4mila clienti, e sono questi il
nostro target, a cui contiamo di fare offerte personalizzate, che possono
prevedere sconti fino al
50% delle tariffe ufficiali di Poste italiane"
2 - "concentrandoci su pochi grandi clienti, possiamo prelevare le lettere
direttamente alla fonte,
saltando così la fase di raccolta e smistamento”
3 – “per la consegna puntiamo sulla flessibilità dei nostri postini, che
invece di concentrarsi
quotidianamente sulla stessa area, possono coprire le diverse zone
richieste.”
4 – “in molti casi, come estratti conto, bollette, comunicazioni, non è
necessario che la lettera
arrivi il prima possibile".
Per rendere maggiormente possibile questo scenario e la conseguente
strategia UNIPOSTA ha gia’
inviato un dossier ai Ministri delle Comunicazioni e dello Sviluppo
Economico candidandosi a
diventare il distributore delle comunicazioni della Pubblica
Amministrazione, dei prodotti editoriali
sovvenzionati dallo Stato e delle consegne elettorali.
Chiede inoltre ai Ministri di suddividere l’appalto del Servizio
Universale in tre lotti: raccolta,
trasporto-smistamento e recapito. (come Uniposta intenda garantire il
servizio anche nelle
localita’ isolate non e’ ancora chiaro… anche perche’ il suo piano
industriale prevede la copertura
dei centri con almeno 50.000 abitanti).
L’operazione che propone Uniposta e’ quindi esclusivamente quella della
scrematura del mercato:
a - conquistare i pochi clienti importanti che consegnerebbero per l’avvio
la corrispondenza gia’
ripartita per destinazione potendo cosi’ ottenere tariffe fortemente
scontate,
b - avviare la corrispondenza cosi’ raccolta ad un recapito settimanale o
plurisettimanale (es.
lunedi Centro Citta’, martedi’ Periferia, mercoledi’ Zona industriale,
giovedi’ Frazioni, venerdi’
Centri Minori (oltre 50.000 abitanti)) con la stessa squadra di
portalettere.
c – come gia’ sperimentato in passato, eventuali picchi di traffico,
indirizzi errati, localita’
periferiche non convenienti verrebbero affidate, affrancandole, a Poste
Italiane che invece
sarebbero tenute a garantire il servizio dappertutto almeno 5 giorni a
settimana.
Il maggior costo del francobollo rispetto alle tariffe applicate ai
clienti verrebbe comunque
ammortizzato da Uniposta con i maggiori introiti gia’ incassati con i
volumi di traffico dei grossi
centri urbani.
Come gia’ successo, eventuali errori di consegna dovuti alla mancata
conoscenza del territorio da
parte dei portalettere di Uniposta che devono cambiare zona ogni giorno,
graverebbero sul
servizio di Poste Italiane (restituzioni nelle cassette di impostazione,
agli sportelli postali e ai
portalettere).
L’intera operazione troverebbe massima amplificazione economica attraverso
l’utilizzo di
lavoratori con minore remunerazione oraria e tutele lavorative e/o altre
forme di cottimizzazione
del lavoro.
Se queste fossero realmente le modalita’ con le quali dovessero
estrinsecarsi le politiche
competitive degli altri operatori di mercato, non si comprende come
l’attuale riorganizzazione del
recapito in Poste Italiane possa contrastarle efficacemente e non sia
invece un’ulteriore inutile
sperimentazione sulle spalle degli addetti gia’ pesantemente usurati da
una passata
organizzazione del lavoro arcaica e poco rispettosa delle persone (ferie,
sostituzioni ecc.).