DILETTANTI ALLO SBARAGLIO…
Ovvero quando un glorioso
Sindacato perde di vista il suo ruolo e diventa dannoso per la
causa dei lavoratori
Da qualche tempo c’è
un Sindacato - in Poste minoritario - che, in evidente stato
confusionale, trascorre il suo tempo più a sostenere le
(insostenibili) posizioni aziendali (sic!) ed a polemizzare con
la CISL che a svolgere bene il proprio ruolo.
Ci dispiace leggere,
su siti e volantini, varie e dilettantesche discettazioni sui
mirabili accordi sottoscritti in materia di organici e
uffici postali, sul bilancio dell’Azienda, sulla democrazia
sindacale…. e chi più ne ha più ne metta.
I risultati di questa
nefasta azione sono sotto gli occhi di tutti: il Sindacato è
diviso, e quindi più debole, di fronte alla controparte mentre
l’Azienda imperversa con la sua politica arrogante ed ha terreno
facile per mettere in atto i propri intendimenti.
I guasti che sta
causando l’accordo del 12 giugno sugli organici (il
peggior accordo mai sottoscritto in Poste) sono sotto gli occhi
di tutti: dopo che l’Azienda con un abile abracadabra ha
incantato i firmatari (convincendoli a tagliare 2100 posti di
lavoro condannando un settore strategico all’inefficienza in
cambio di nulla – la presunta contropartita per i lavoratori è
infatti inesistente, i pochi soldi per la sicurezza erano già
nel budget 2008 da vari mesi e la formazione se la sono già
pagata i lavoratori stessi attraverso una trattenuta sullo
stipendio), adesso dovremo gestire gli esuberi (si avete
capito bene, gli esuberi) e la conseguente probabile mobilità
forzosa.
E mentre la
verifica territoriale è fatta di quattro prospetti quattro
senza la possibilità di entrare nel merito di nulla, le
condizioni dei lavoratori sono sempre più difficili.
A proposito di
verifiche territoriali: ci raccontano (si, ci raccontano perché
i coraggiosi hanno chiesto tavoli separati…) di facce
stralunate da parte dei firmatari alla comunicazione aziendale
degli esuberi (per ora oltre 170 in Veneto e 96 in Trentino).
La verità vera è che
i nostri, dilettanti allo sbaraglio, non hanno ben capito
che cosa stavano firmando il 12 giugno.
Prova ne è che in un
comunicato congiunto con altra sigla sindacale i nostri
definiscono gli esuberi del Trentino “una differenza di 96
unità disponibili oltre il fabbisogno scaturente dalla mera
applicazione matematica del modello generale”.
Infine non bisogna
tacere su un ulteriore grave danno ai lavoratori che deriva
dalla politica dilettantesca dei nostri; il giochetto dei
tavoli separati (ben supportato dall’Azienda, ovviamente per
proprio tornaconto) impedisce infatti alle RSU di partecipare al
tavolo regionale. Di fatto non c’è più contrattazione.
Per quanto riguarda
l’andamento generale dell’Azienda si facciano dare, i
nostri, i dati reali sull’andamento della produzione e dei
ricavi nel primo semestre 2008: ne rimarranno scioccati.
Sulla democrazia
sindacale i nostri, oltre che dilettanti, sono anche
smemorati: dicono infatti che avremmo dovuto sottoporre al
vaglio dei lavoratori il CCNL del 2007 e l’accordo del 15
settembre 2006.
In realtà questi due
importanti accordi sono stati oggetto di consultazione unitaria
ed i relativi verbali di tutte (proprio tutte) le assemblee sono
disponibili per la visione presso la nostra sede sindacale.
Vedremo cosa diranno
ancora dopo il Referendum che smentirà platealmente quello che i
nostri, insieme ad altri due Sindacati minoritari, hanno
sottoscritto.
Tra qualche giorno si
consumerà, probabilmente, l’ennesimo strappo nel nostro mondo
sindacale; la trattativa sul premio di risultato si
annuncia infatti assai tesa e difficile.
Anche qui i nostri,
per troppo coraggio, chiedono tavoli separati; hanno
evidentemente timore di confrontarsi sul merito dei problemi e
preferiscono un’ovattata stanza aziendale nella quale, senza
contraddittorio, se la cantano e se la suonano.
Lo stato confusionale
dei nostri su questo argomento ha raggiunto livelli
inverosimili: fanno l’Azienda (sic!) e bollano loro (invece che
Poste) come esose le richieste economiche degli altri sindacati;
ed anche su questo aspetto vedremo come la pensano i lavoratori.
Non hanno ben
presente, i nostri, alcune fondamentali verità.
In primo luogo il
ritardo con cui l’Azienda sta avviando la trattativa è con ogni
probabilità una strategia studiata a tavolino per poi mettere
fretta al tavolo negli ultimi giorni con la vecchia storiella
“firmate altrimenti non si paga la trance di settembre”, bere o
affogare….per un piatto di lenticchie.
In secondo luogo
offrire all’Azienda su un vassoio d’argento un tavolo
minoritario (qualcuno lo definisce già di comodo) su una
materia così importante, condanna l’eventuale accordo che il
tavolo stesso dovesse partorire alla bocciatura da parte dei
lavoratori.
Infatti i nostri,
dilettanti allo sbaraglio, dimenticano che il premio di
risultato è una parte del sistema contrattuale definito dal
Protocollo del 23 luglio 1993, cui il nostro CCNL si richiama.
Ogni accordo in
materia, anzi ogni ipotesi di accordo, va poi sottoposta al
vaglio dei lavoratori e tra i lavoratori di Poste il peso delle
varie organizzazioni sindacali non è esattamente lo stesso.
Questo sacrosanto
principio lo afferma, tra l’altro, anche l’accordo
interconfederale sulle linee di riforma del modello contrattuale
sottoscritto lo scorso mese di maggio tra CGIL CISL e UIL.
A meno che i
nostri…..