E’ di questi
giorni il nuovo accordo sui ricorsisti e su di esso c'è un mare
di speculazione da parte di alcune sigle sindacali che
ovviamente forse aspettavano solo l’occasione per buttare fango
sul nostro operato. Ma l’occasione è propizia anche per dare
alcuni spunti di riflessione sulla precarietà giovanile
anche perché c'è chi ci campa con il disagio giovanile. I
giovani continuano a pagare il prezzo più alto della cattiva
flessibilità. Il sindacato, essendo la più alta forma di
rappresentanza dei lavoratori, deve aumentare la sua sensibilità
verso i giovani. Il sindacato, è evidente, oggi non è in grado
di rispondere alle esigenze dei giovani. Le nuove generazioni
subiscono una discriminazione che si consuma in primo luogo sul
lavoro. La busta paga dei single dal 1996
nel resto d'Europa, a parità di prestazione lavorativa e a
parità di tipologia professionale, ha subìto incrementi che
vanno da un massimo del 31,5% in Irlanda ad un minimo dell'8,2%
in Austria. In Italia l'incremento per le buste paghe è stato
pressoché nullo, pari allo 0,2%.
Il salario
dei lavoratori dipendenti più giovani si è ridotto negli anni
Novanta rispetto a quello dei lavoratori più anziani.
In particolare, il calo del salario d'ingresso non è stato
controbilanciato da una carriera e, quindi, una crescita delle
retribuzioni più rapida. La perdita di reddito nel confronto con
le generazioni precedenti risulta dunque in larga parte
permanente. Il 27% dei giovani under 35 e il 20% delle giovani
coppie sono indigenti (sotto la soglia di povertà). Come se non
bastasse a «esacerbare» il gap
generazionale esistente fra padri e figli sono state poi le
riforme del sistema previdenziale. L'approccio ideologico del
sindacato ha prodotto un mercato del lavoro diviso in due:
ipergarantiti e iperflessibili. I diritti dei figli si possono
allineare con quelli dei padri solo eliminando l'attuale
dualismo del mercato del lavoro, diviso tra garantiti, già
occupati e sindacalizzati, e nuove generazioni a rischio di
emarginazione sociale. A questo va aggiunto che i salari
d'ingresso sono sempre più magri e i giovani nei primi anni di
lavoro sono costretti ad accettare retribuzioni che
difficilmente superano i mille euro mensili senza alcuna
prospettiva di carriera. Le retribuzioni inoltre non sono quasi
mai agganciate ai contratti di categoria.
Di fronte a
queste ingiustizie il sindacato deve necessariamente far
camminare le idee nel mentre la politica etichetta i giovani
come dei «bamboccioni».
Solo il coraggio dei giovani, dovuto anche dalla necessità di
migliorare la qualità della propria vita, può spingere verso la
modernizzazione, ma occorre essere presenti ai tavoli giusti e
con le idee giuste Servono scelte in grado di abbandonare
l'approccio ideologico attraverso una nuova cultura del lavoro.
Il lavoro è un percorso verso la libertà, e i giovani, in questo
mercato del lavoro, sono meno liberi. Serve perciò un sindacato
fatto di giovani e che agisca soprattutto per i giovani.
La Cisl, che ha sempre dedicato alle fasce più vulnerabili (e i
giovani sono tra queste) un’attenzione particolare è chiamata ad
un maggiore ascolto ed un maggiore spazio. Ma realtà come il
precariato o la scarsa corrispondenza tra gli studi fatti e il
ruolo che si riesce a conseguire nel mondo professionale dicono
che si deve fare di più. Anche il Papa si è fatto interprete del
disagio dei giovani nei confronti dell'occupazione sottolineando
come se da una parte il progresso ha suscitato nuove speranze
nei giovani, dall’altra hanno spesso creato in loro forme
preoccupanti di emarginazione e di sfruttamento, con crescenti
situazioni di disagio personale.
La domanda che mi pongo e che il sindacalista si deve porre è:
quanto spazio e quanto ascolto, nonostante la sua sensibilità
sociale, la Cisl dà ai giovani? Sono d’accordo con Baratta
quando dice che “i giovani hanno molto tempo per capire come
funziona il mondo, noi ne abbiamo poco per capire loro. Per
questo dobbiamo fare uno sforzo in più. sta dunque nell'aprirsi
a un contraddittorio nel quale i giovani abbiano la possibilità
di esprimersi”. E' un compito che il sindacato può e deve
svolgere e che svolge, confezionando soluzioni non sempre
adeguate. Buone Vacanze!!!!
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